Newsletter NR.02 - Aprile 2021

EDITORIALE

Il nuovo anno è iniziato con la suddivisione dei compiti legati alle attività di MeTeOra attraverso dei gruppi di lavoro. Oltre ai compiti amministrativi e gestionali, svolti dai membri di Comitato, le Meteore hanno deciso di dividersi l’organizzazione delle varie attività e dei numerosi progetti che si vorrebbero sviluppare, per cercare di gestire al meglio le risorse e per soddisfare l’interesse dei vari membri. 

Durante il weekend Workshop MeTeOra di fine 2020 sono stati definiti i principali gruppi di lavoro e le varie Meteore che ne fanno parte. Naturalmente l’idea non è quella di creare dei gruppi fissi ma piuttosto mutevoli, che possano adattarsi alle varie esigenze delle varie Meteore e dell’Associazione. Ogni gruppo lavora in modo autonomo ma cercando di raggiungere gli obiettivi concordati con il resto dei membri e una volta al mese le Meteore si incontrano per condividere il loro lavoro, richiedere sostegno e valutare insieme come procedere.

L’attività principale dell’Associazione rimane sempre il mercalibro in Piazza Buffi il primo mercoledì del mese (vedi calendario 2021). Il suo gruppo di lavoro, oltre ad organizzare l’evento mensile, si occupa di curare la scelta dei temi culturali che accompagnano la manifestazione e della gestione dello Spazio Almenodue (sempre in Piazza Buffi) il quale funge da deposito dei libri donati e da laboratorio creativo dell’Associazione. Il mondo dei libri usati ha fatto partire anche molti altri piccoli gruppi di lavoro che si stanno sviluppando con entusiasmo attorno a questo tema.  Ad esempio, ci sono Meteore attive nell’allestimento di librerie nei bar che hanno deciso di aderire a questa iniziativa e altre intente alla creazione di oggetti per dare nuova vita ai libri che non si riescono più a rimettere in circolazione. 

Per quanto riguarda gli eventi puntuali organizzati annualmente o semestralmente ci sono altri tre gruppi di lavoro specifici. Il più collaudato, ormai attivo da 4 anni, è quello dello Scambio d’abiti che organizza regolarmente la manifestazione in primavera e in autunno. A partire da quest’anno sono inoltre nati i gruppi di lavoro dei due nuovi eventi che MeTeOra proporrà prossimamente per la prima volta: il TèChaiRiparazione e la ZuppaDiSassi. 

Se qualcuno di voi fosse interessato ad entrare in uno di questi gruppi o volesse proporre qualche altra attività in linea agli obiettivi dell’Associazione, non esisti a contattarci all’indirizzo email info@associazionemeteora.ch oppure al numero di telefono +41(0)77.507.44.57!

 

RACCOLTI

In vista della collaborazione con Area, la signora Donatella Zappa – direttrice della cooperativa Area ed educatrice di formazione – ci racconta la nascita, la crescita e gli obiettivi perseguiti dalla cooperativa. Un viaggio nel passato per ricordarci e spronarci a creare insieme un futuro ricco di sorprese ed eventi aggregativi.

 

Raccontateci un po’ la vostra storia: quando siete nati? Per quale motivo?

La cooperativa nasce trentacinque anni fa, da una semplice osservazione di un operatore sociale che lavorava a Lugano: “vivevamo un forte momento di crisi economica, le idee dopo l’avvento del ’68 stavano varcando i confini e nelle strade si incrociavano molti giovani senza soldi: ricorrere all’assistenza non era una risposta sufficiente”. Nacque dunque l’esigenza di dare una risposta di lavoro a queste persone e così è nata Area che nel tempo si è sviluppata fino a ricevere dei contributi statali.

Non si tratta di un’associazione ma siete partiti come cooperativa, per quale ragione?

Prevalentemente per una ragione sociale: ricordiamo che negli anni ’80 nascevano tutte le cooperative di Bologna e si trattava di un momento di grande fermento comunitario. La scelta di questo statuto voleva favorire un concetto di “altra” imprenditorialità e permettere alla cooperativa di sviluppare progetti tra loro molto eterogenei.

Ora cosa siete diventati?

Area ha sempre voluto, come detto in precedenza, essere un cappello di progetti molto autonomi in cui lavorano persone che attraversano un periodo di difficoltà: possono essere tossicodipendenti attivi o con strascichi del caso, oppure persone che nel passato hanno subìto danni alla salute psichica (coperta da farmaci) che ricorrono all’Assicurazione Invalidità (AI), ci ricorda Donatella. La cooperativa segue individui che hanno bisogno di socialità, di uscire di casa, di trovare e scovare un senso di lavoro. Sempre più – ribadisce Donatella con impeto – tante cose succedono nel mondo lavorativo e la costruzione della nostra identità si basa ormai molto più sul lavoro che fai.

La direttrice tiene a ribadire che la possibilità di fare dei lavori come quelli che propone la cooperativa, permette ai lavoratori di dare un senso, di apprendere nuovi compiti di condivisione sociale e di aumentare, indirettamente, il senso di stima e autonomia di ciascuno. In questa direzione è fondamentale che ci siano educatori formati che completino le carenze di ciascuna persona, facilitando e ammortizzando le possibili difficoltà, facendo in modo che ciascuno possa arrivare ad un’operazione di successo.

In generale, di cosa vi occupate?

La cooperativa è operante sul territorio ticinese da anni, ma prevalentemente gli sforzi si concentrano sulla città e sul comprensorio di Bellinzona e di Lugano.

A Bellinzona, oltre al celebre Arsenale, troviamo il neo progetto intitolato BelliGreen, una micro-azienda quasi autonoma dal punto di vista economico e in collaborazione diretta con la città. Il concetto? Molto semplice: offriamo un sacco BelliGreen (della spazzatura), nel quale il cliente mette tutto ciò che è riciclabile, passiamo a prenderlo e lo selezioniamo. La persona non deve altro che pagare un abbonamento a scelta (in linea generale costa 17 franchi) e BelliGreen viene a ritirare il sacco direttamente a casa una volta al mese. I benefici sono molteplici sia dal punto di vista ecologico che sociale, perché in primo luogo permette di agevolare l’afflusso importante di persone all’eco-centro, di avvicinarsi ai cittadini che non possiedono un’automobile, di offrire un lavoro alle persone che ricorrono all’assistenza e per ultimo, ma non per importanza, di favorire il riciclo.

Sul territorio luganese troviamo tre altri grandi progetti; il primo, l’Oblòsi occupa di lavare tutta la biancheria delle case anziani del luganese, è una lavanderia semi industriale che arriva a lavare circa 500 chili di merce al giorno. L’In-utile a Noranco, è un negozio dell’usato in cui i clienti di Area possono mettere in vendita i propri oggetti, e l’Atelier di Paradiso esegue restauro di antiquariato e lavori per clienti quali: traslochi, sgomberi, giardini, lavori di tinteggio e pulizie di fondo ed altro ancora.

Ma il grandissimo sforzo è stato riservato al nuovo albergo Bigatt – nome che ricorda l’attività del passato, l’identità linguistica locale e che annovera un’idea di trasformazione – che si pone come obiettivo il reinserimento lavorativo delle persone a beneficio di prestazioni assistenziali offrendo programmi di sei mesi e un grande percorso di crescita, di potenziamento della professionalità. Lo spunto parte da lontano e molto velocemente si è concretizzato un progetto per questa meravigliosa antica e celebre dimora del Luganese. Ed ecco il lampo di genio: “riattiamo la casa, facciamone un albergo munito di ristorante, assumiamo dei professionisti e inseriamo delle persone in difficoltà”. Paradigma eccellente che ha subito convinto il Cantone che si è preso a carico i costi del progetto pedagogico per l’affiancamento dei partecipanti, mentre la Fondazione proprietaria (Fond. Crepaz-Antonietti) si occuperà di tutti gli altri costi come la riattazione ingente della casa (15-16 milioni). Otto anni sono passati dall’inizio di questo grande progetto e sebbene l’albergo abbia già aperto le proprie porte, a causa della pandemia si è dovuta posticipare l’apertura ufficiale. Ventitré camere da letto per circa cinquanta posti letto, una piscina, un orto in cultura biologico (frutta, agricoltura biologica, agricoltura alimentare), il tutto in un tre stelle di grande rilievo.

Torniamo per concludere all’Arsenale, centro di riparazione e di vendita di oggetti usati. Quanti collaboratori avete? Di che genere di persone si tratta?

Tutta la cooperativa Area conta circa cento partecipanti e una quindicina di persone fisse a tempo parziale che variano tra educatori, contabili, direttrice e artigiani. Per noi, ribadisce Donatella, è importante rimanere su una piccola scala al fine di mantenere una relazione sociale diretta.  Il mondo dell’Arsenale è molto ampio ma più particolarmente ci occupiamo della riparazione di oggetti, di traslochi, di restauro e di operazioni di sgombero.

E dei clienti dell’Arsenale cosa potete dirci?

La clientela è molto variegata e si suddivide generalmente in due categorie: le persone che condividono lo scopo e quelle che vengono unicamente per il prodotto. Poco importa, a noi piacciono entrambe le suddivisioni; siamo un’azienda, siamo ricchi di valori ma non per forza tutti devono condividerli.

Perché per voi è così importante abbinare il servizio di riciclo con un programma occupazionale?

Entrambi i fattori sono molto importanti: da una parte teniamo vivamente al riutilizzo degli oggetti e dall’altro, creare dei progetti diversificati su vari livelli affiancati da persone professioniste, fa in modo che ciascun collaboratore, di qua o di là, trovi uno spazio nel quale possa realizzarsi, dove incontrare gente e ridare dignità alla propria persona. Esperienza ci dimostra che il tasso di presenza di queste persone è decisamente più marcato quanto più il lavoro si profili: negli ultimi anni, in effetti, abbiamo riscontrato una diminuzione importanze del tasso di assenteismo.

In cosa consiste il vostro servizio di riparazione?

Semplicemente, ribadisce Donatella, si cerca di limitare le cose che si gettano via. Tutto quello che è riparabile lo si fa: siamo specialisti nella cura del legno e nella riparazione, ma ce la caviamo anche sul piano elettrico e, con un po’ più di difficoltà, anche su quello elettronico.

L’associazione MeTeOra sta preparando un evento intitolato TèChaiRiparazione, perché a vostro parere è fondamentale che le diverse associazioni operanti sul territorio si diano una mano?

Perché ci moltiplichiamo, mettiamo su un tavolo tutte le nostre competenze senza spendere nulla. Ottimizziamo le risorse, condividiamo i contatti e, inoltre, troviamo un senso comune del sapere.

In che modo pensate che MeTeOra possa collaborare e lavorare con voi?

L’idea del TèChaiRiparazione è indubbiamente un progetto perfetto perché tocca direttamente le nostre corde e ci permette di instaurare una prima sinergia. Non è detto che in futuro la collaborazione possa investire il riciclo dei libri e vestiti; ambiti molto interessanti perché facilmente organizzabili e richiedono poche spese. I vestiti, come d’altronde i libri, sono un modo perfetto per creare un’economia circolare, tema che a Donatella, come d’altronde anche all’associazione MeTeOra, è particolarmente caro.

Una battuta finale: se dovesse riassumere in una riga gli obiettivi di Area, che cosa si sentirebbe di dire?

Creare situazioni di dignità a persone che hanno perso il lavoro e di conseguenza anche parte della propria stima.

PRIMO PIANO

Sabato 12 giugno 2021 torna lo scambio d’abiti: Save The Date! Anche questa edizione si svolgerà, come quella dello scorso autunno, nella corte del Ristorante Piazzetta a Bellinzona. L’evento si terrà dunque all’aperto e al coperto, al riparo quindi da un eventuale pioggia e nel rispetto delle norme di protezione covid. 

Lo scambio abiti è l’evento più longevo portato avanti dall’associazione MeTeOra ed è un attività che ci sta particolarmente a cuore perché racchiude due tematiche fondamentali: la sostenibilità e l’aggregazione.

Per quanto riguarda l’aspetto comunitario, sono sempre numerose le persone che accorrono all’evento e che si fermano a scambiare quattro chiacchiere con gli altri partecipanti.

La giornata si è spesso rivelata un’occasione per conoscere nuove persone e in alcuni casi anche per ampliare il team dello scambio d’abiti, trovando nuovi volontari disposti a dare una mano durante l’evento.

Al contempo, portando i vestiti che non si usano più e prendendone di altri, si rompe il meccanismo di compra-vendita e si evita che gli abiti vengano buttati, dando loro una nuova vita!*

Il funzionamento è semplice: porta i tuoi vestiti e lasciali agli organizzatori, loro si occuperanno di dividerli sui tavoli nelle diverse categorie (donna, uomo, bambini, accessori) e intanto fai un giro fra le bancarelle e prendi tutto ciò che ti aggrada (sempre nel rispetto di chi verrà dopo di te). Ma non ti preoccupare, puoi anche venire a mani vuote e fare shopping gratis, oppure solo liberarti degli abiti che non usi più!

Dunque, se hai già selezionato dal tuo armadio i vestiti che non usi più o se lo farai a breve, ricordati di rimetterli in circolo allo scambio d’abiti e probabilmente troverai qualcosa d’interesse per rinnovare il tuo guardaroba!

 

Maggiori dettagli sulle nostre pagine facebook abitiBELLINZONA e associazioneMeTeOra nonché sul nostro sito www.associazionemeteora.ch

 

*I vestiti rimanenti a fine giornata vengono donati ad Associazioni del territorio che si occupano di distribuirli a chi ne ha bisogno.

di Laura Dall’Acqua

L'OSSERVATORIO

La « Heitere Fahne » è un luogo colorato, vivo e sorprendente. Pur non avendo mai avuto l’occasione di entrarci e partecipare a una delle svariate attività che prendono vita all’interno di questo speciale luogo, basta aprire la sua pagina internet per capire di aver a che fare con una realtà fuori dal comune. Bandierine colorate, due orecchie da coniglio che sbucano da un cilindro, l’immancabile bandiera che svolazza sullo sfondo azzurro del cielo, un drago sputafuoco, oggetti volanti, schermo da drive-in, lucine: benvenuti in un mondo che lascia spazio a tutti e tutte e a mille e più forme di creatività!

Ai piedi del Gurten, la “montagna” di cui ogni bernese va fiero, sorge questo luogo culturale inclusivo in cui poter “mangiare bene, assistere a spettacoli teatrali e concerti, celebrare feste e il vero amore o ancora cercare il senso della vita”[1]. La Heitere Fahne nasce dall’idea di un gruppo di amici e amiche, tutti attivi nel mondo dell’arte e della musica, che vedono in un vecchio stabile fin lì adibito a ristorante e poi rimasto vuoto un luogo interessante in cui organizzare qualcosa. Quel qualcosa si concretizza inizialmente in colonie estive integrate gestite totalmente da volontari. “All’inizio il progetto si basava totalmente sul volontariato, e non c’erano soldi. Quando il gruppo fondatore prese contatto con la proprietaria dello stabile, strinsero un accordo: spazi gratis in cambio di una bella ristrutturazione” mi racconta Rafael, l’attuale responsabile della parte sociale. Dopo un breve periodo iniziato quattro anni fa in veste di civilista, Rafael si fa catturare dall’atmosfera e fa del suo impegno alla Heitere Fahne un lavoro. Un po’ come successe ai fondatori: “Pieni di buona volontà, motivazione e conoscenze pratiche, gli amici si dettero da fare e nel giro di sei mesi conclusero i lavori. Per festeggiare questo primo traguardo, celebrare l’inizio del loro progetto e raccogliere i fondi necessari, nel luglio del 2013 organizzarono un festival musicale (Gugus Gurte) in concomitanza con il famoso evento musicale che ogni anno si svolge sulla cima della collina omonima”. Il primo Gugus Gurte fu un successo che fruttò i finanziamenti necessari per il primo anno di vita della Heitere Fahne e resta tuttora l’evento solidale più importante per la sua sopravvivenza.

Da allora la girandola della Heitere Fahne non ha mai smesso di girare, alimentata dall’inventiva e l’impegno di un numero sempre maggiore di volontari e non; una fucina di idee e progetti che si sono evoluti nel tempo ma hanno mantenuto saldi alla base i valori originari di chi ha dato vita all’iniziativa. La Heitere Fahne intende infatti essere un luogo aperto a persone di tutti i tipi, con o senza handicap, di tutte le origini e le età: ogni persona è ben accetta e libera di partecipare come meglio crede, godendosi gli spettacoli come spettatrice o impegnandosi attivamente con qualche ora del suo tempo libero. “Attualmente ci stiamo un po’ ristrutturando. Però si può dire che funzioniamo con un team di base di 25-30 persone, la maggior parte delle quali impiegate al 100% (operatori sociali, civilisti, persone in formazione, …)” mi spiega Rafael. “Il lavoro di questo team è supportato da una grande rete di sostenitori e volontari, circa una sessantina che regolarmente ci aiutano in svariati compiti. Il picco lo raggiungiamo al Gugus Gurte, dove funzioniamo grazie a circa un centinaio di persone”.

Il concetto di integrazione accompagna tutte le attività e gli eventi socio-gastro-culturali che prendono vita negli spazi della Heitere Fahne: musica, teatro, corsi di tutti i tipi, pranzi, cene e brunch interculturali, collettivi e solidali. Dei circa 90 eventi artistici, musicali e teatrali che ogni anno vengono proposti, la metà sono prodotti in parte o interamente dalla Heitere Fahne stessa. Un vero pozzo di energia e fantasia! Apertura e partecipazione sono due mantra centrali: non sorprende quindi il fatto che spesso, la partecipazione agli eventi si basa sul principio della colletta: “la cultura sulla base della colletta non è da vedere come un biglietto gratuito, ma come uno spunto di riflessione”[2].

Da ormai un anno la situazione per tutto il settore (socio)-culturale è particolarmente difficile. Attualmente, la maggior parte delle persone che lavorano alla Heitere Fahne sono a casa: un’eccezione è rappresentata da chi è in formazione e chi promuove i pochi progetti che possono restare attivi nell’attuale situazione eccezionale. Non per questo la Heitere Fahne si è fermata: diversi piccoli eventi e attività alternative hanno potuto avere luogo e progetti adattabili alla situazione degli ultimi mesi di semi-confinamento hanno visto la luce. Ispirata dal motto “molto di ciò che prima era possibile, ora non lo è più. Ma altro lo è diventato. Per una volta, soltanto ascoltare. Resistere. Pascersi”[3]è per esempio nata una trasmissione radiofonica in collaborazione con RaBe[4]che permette a tutti di accedere a contributi culturali. Un’altra bellissima iniziativa è il progetto “Das heitere Büro der Brieffreundschaften” (“l’allegro ufficio delle amicizie di penna”), che permette a persone che non si conoscono di mettersi in contatto e scambiarsi lettere: un modo originale per restaurare le connessioni fra le persone e combattere la mancanza di contatti sociali in questo difficile periodo.

Il futuro non può che essere più luminoso e sorprendente, se gli si va incontro con il giusto approccio: la Heitere Fahne sembra farsi portatrice di questo credo, e non intende certo aspettare passivamente che le cose accadano. “Ci stiamo riorganizzando, per rinforzare la nostra struttura e migliorare i nostri funzionamenti. È un processo appassionante, contraddistinto da alti e bassi, spesso le discussioni si fanno accese… non è certamente un esercizio facile. Ma siamo convinti di quello che facciamo e dei valori che portiamo avanti”. Alla fine della nostra chiacchierata, Rafael mi confida inoltre che una delle speranze della Heitere Fahne è che il suo esempio possa ispirare altri progetti culturali inclusivi, che il collettivo sarebbe pronto a sostenere e promuovere attivamente. “Die Heitere Fahne will nicht alleine im Wind stehen”: chissà che non nascano delle collaborazioni tra i due lati delle Alpi?

[1]Liberamente tradotto dal sito internetdell’associazione.

[2]Kollekten-Kultur: https://www.dieheiterefahne.ch/kultur/gugus-gurte(liberamente tradotto)

[3]“Jensits Radio”: https://www.dieheiterefahne.ch/kultur/gugus-gurte(liberamente tradotto)

[4]Stazione radio culturale di Berna : https://rabe.ch/