Newsletter NR.01 - Dicembre 2020

EDITORIALE

A fine ottobre si è svolto a Cragno il primo fine settimana MeTeOra, una bella occasione per alzare il piede dall’acceleratore e fare il punto sulla situazione dell’Associazione dopo un anno di attività. Oltre ai momenti di condivisione festivi, le Meteore hanno riflettuto sulle varie sfaccettature dell’Associazione. Molti punti di riflessione sono emersi durante questi due giorni dai quali si possono estrarre tre grandi obiettivi per il 2021: mantenere la dimensione della cultura popolare, migliorare la strutturazione interna e sviluppare sempre più collaborazioni!

 

  1. Cultura popolare

L’accessibilità dell’offerta socio-eco-culturale è al centro delle preoccupazioni di MeTeOra. Per garantire la massima inclusività delle attività, i membri dell’Associazione cercano di creare contenuti culturali trasversali, basandosi su sistemi economici alternativi e possibilmente non-monetari. Continuare a proporre un’offerta qualitativa ed accessibile a tutti rimane una priorità per il 2021.

  1. Strutturazione

L’Associazione è composta da un’eterogeneità di Meteore che sostengono e partecipano alle attività. Il fattore umano è importante e la coordinazione di tutte queste risorse si rivela una sfida appassionante. L’obiettivo organizzativo dell’Associazione sarà l’implementazione di un sistema a responsabilità condivisa attraverso gruppi di lavoro autonomi. 

  1. Collaborazioni

Ci consideriamo un’Associazione aperta, che crea e pensa le sue attività assieme ad altre organizzazioni e persone. Siamo fermamente convinti che il successo di un evento passi dalla qualità delle collaborazioni intraprese. La solidarietà e la collettività sono valori intrinsechi all’Associazione che vogliamo continuare a promuovere attivamente nel 2021.

RACCOLTI

Un autunno ricco di eventi per MeTeOra! Nonostante l’avvicinarsi di una probabile “seconda ondata”, l’Associazione ha proposto diverse attività, sempre nel rispetto delle norme sanitarie in vigore.

L’autunno è cominciato con la ripresa del servizio di ritiro libri al magazzino Almenodue; dati gli spazi limitati è stata stilata una breve lista di criteri per la consegna di libri usati. Il primo evento autunnale organizzato da MeTeOra è stato lo scambio abiti, passando poi dal mercalibro di ottobre con annesso Poetry slam fino ad arrivare a quello di novembre a tema Ticino!
Siamo inoltre stati ospiti di una serata alla Biblioteca Cantonale sul tema del libro usato, intervistati da Rete3 (durante la trasmissione Baobab) e da 20Minuti sul tema “Giovani ed abiti usati” e non da ultimo apparsi in prima pagina della Rivista di Bellinzona di novembre, che titolava “MeTeOra, tanti libri ma anche tante nuove idee” (trovate più info a riguardo sui nostri social). Siamo molto felici dell’interessamento che i media rivolgono nei nostri confronti, dando in questo modo spazio a nuove realtà aggregative come la nostra. Speriamo che in questo modo sempre più persone vengano a conoscenza della nostra Associazione e diventino anch’esse delle Meteore!

 

Mercalibro ottobre e novembre 2020

Il mercalibro di ottobre aveva come tema principale la poesia, mentre quello di novembre il Ticino e le sue tradizioni. Nel primo caso abbiamo avuto la fortuna di ospitare il poeta Stefano Agopyan con il suo libro “L’immaginazione di Dio”, nonché la gara di poesie organizzata in collaborazione con il Ticino Poetry Slam. Durante il mercalibro di novembre invece l’Associazione ha proposto numerosi libri dedicati al nostro territorio, dalla storia all’arte, passando per romanzi di autori autoctoni. A causa della situazione sanitaria si è dovuto rinunciare alla castagnata offerta, ma siamo comunque soddisftatti dell’affluenza (nonostante inoltre il tempo incerto!).

 

Scambio abiti autunnale

Sabato 3 ottobre, malgrado la situazione epidemiologica, si è tenuta la quinta edizione dello Scambio d’abiti a Bellinzona. Un giorno coronato dalla convivialità e dalla vitalità dei partecipanti: numerosi e numerose infatti le persone che sono accorse all’evento. Dopo mesi in cui a causa dall’emergenza sanitaria abbiamo dovuto limitare i nostri contatti, siamo riusciti – adottando le misure necessarie – a riunire generazioni diverse con entusiasmo e gioia. Lo scambio d’abiti infatti, non vuole considerarsi unicamente un momento propizio per il cambio stagione degli armadi, ma un’occasione di coinvolgimento personale che si inserisca nel nostro tessuto sociale.  Per gli organizzatori il più grande regalo è stato intravedere la felicità dei partecipanti che, tra un maglione e un pantalone, si scambiavano sorrisi e parole. E ora che dire? Appuntamento alla prossima edizione primaverile 2021!

 

Poetry Slam

Con la collaborazione del Ticino Poetry Slam, il 7 ottobre 2020 al termine del Mercalibro, si è svolta in Piazza Buffi la giocosa gara di poesie denominata Poetry Slam, per la seconda volta a Bellinzona. Sette poeti si sono sfidati a suon di rime, presentando le proprie poesie e facendosi acclamare da un numeroso pubblico presente davanti al Bar Cervo. Il riscontro degli spettatori è stato molto positivo, confermando che gli eventi culturali e ricreativi sono molto apprezzati dal pubblico bellinzonese di ogni età. Speriamo pertanto di poter svolgere sempre più eventi di questo tipo e, perché no, anche di riproporre lo stesso Poetry Slam durante il prossimo anno!

 

Evento alla biblioteca cantonale

Mercoledì 21 ottore 2020 l’Associazione MeTeOra, assieme alla Cooperativa Baobab e all’associazione Libera il Libro Serravalle, è stata ospite della serata organizzata dalla Biblioteca Cantonale di Bellinzona sul tema del “Bookcrossing”. L’incontro è stato un’occasione per presentare queste tre realtà ticinesi che hanno fra i loro obiettivi la promozione e la diffusione di libri usati e delle conoscenze ed esperienze legate alla lettura di quest’ultimi. Pensando alle due realtà bellinzonesi, le bibliocabine ed il Mercalibro sono indubbiamenti due mezzi efficaci per dare nuova vita ai libri. In particolare durante il mercatino del libro, le persone hanno occasione di discutere di persona di determinati libri: gli espositori consigliano gli acquirenti sui libri da acquistare e i clienti si lasciano consigliare da coloro che hanno già letto il libro che stanno per comprare, creando spesso in questo modo animate discussioni su un determinato autore o racconto.Concludendo, eventi di questo tipo possono essere una bella occasione per discutere con i diversi attori del territorio di un determinato tema che li accomuna, creando un’occasione di incontro e di scambio utile al miglioramento delle attività offerte sul territorio.

 

TèChaiRiparazione

L’evento “TèChaiRiparazione”, inizialmente previsto per il 5 dicembre, è stato purtroppo posticipato al 2021 (data da definire) causa Covid. Questa giornata mira a combattere il consumismo e l’aumento di rifiuti, l’idea del “TèChaiRiparazione” è la stessa dei famosi “caffè riparazione”, ovvero quella di poter riparare gratuitamente con l’aiuto di artigiani gli oggetti che non funzionano più (come per esempio apparecchi elettronici, orologi, giocattoli, mobili, biciclette e vestiti) nel tempo di un tè Chai. L’evento mira quindi a dare una seconda possibilità ad oggetti che sarebbero destinati al macero, creando al contempo un’occasione di incontro e scambio fra le persone che partecipano alla giornata.

 

Assemblea generale di fine anno

A causa del contesto sanitario attuale, con rammarico ci vediamo costretti a posticipare l’Assemble generale annuale prevista per questo dicembre alla primavera del 2021 (data ancora da convenire), fiduciosi che entro quella data la situazione sarà migliorata.

L’Assemblea annuale ha lo scopo di fare il bilancio delle attività dell’Associazione, facendo incontrare i soci (membri e sostenitori) con il Comitato, presentando le attività intraprese e quelle ancora in cantiere.

Sperando di vedervi numerosi in primavera, per il momento cogliamo l’occasione per augurare a tutti delle buone e serene Feste!

PRIMO PIANO

Il 2 dicembre 2020 sarà l’occasione di festeggiare il primo anno dell’Associazione. Come sempre ci sarà una ricca esposizione di libri e per ringraziarvi del sostegno sarà offerta una merenda preparata gentilmente dal BATTILARDO ed alcune nostre Meteore suoneranno qualcosa d’improvvisato per voi. Oltre all’intrattenimento culinario e musicale, saranno presenti anche diverse idee regalo realizzate recuperando libri usati e una speciale edizione dei libri al buio con annesso buono regalo.

Vi aspettiamo numerosi, venite a trovarci e a festeggiare con noi, rispettando come sempre le misure di prevenzione.

L'OSSERVATORIO

La Coutellerie di Friburgo si presenta come “uno spazio in movimento, casa di quartiere, bar-ristorante, luogo di creazione e di condivisione” [1]. Installatasi nel 2013 in un suggestivo edificio medievale a strapiombo sulla città vecchia, prende il nome dal negozio d’armi e coltelli che vi si trovava, prima di rimanere in disuso. Da otto anni ospita e promuove attività socioculturali all’infuori delle logiche di mercato e fedeli ai principi dell’autogestione. In un’intervista, Valentin Montelimar, musicista friburghese e membro del comitato, ci spiega la nascita del progetto e la sua evoluzione, esponendo con grande sincerità alcuni dei suoi pregi e dei suoi difetti.


Partiamo dal principio: come è nata la Coutellerie?

Possiamo dire che si tratta in parte di un colpo di fortuna. Un’amica voleva aprire uno studio di fotografia, mentre un altro era alla ricerca di un luogo per creare un’officina per biciclette. Quando hanno visto questa casa vuota si sono subito detti che sarebbe stata ideale e hanno contattato il proprietario. Quest’ultimo, scomparso purtroppo l’anno scorso, si è rivelato una persona stupenda: stava aspettando il permesso per rinnovare la casa e nel frattempo ha deciso di lasciarla a nostra disposizione. Il laboratorio fotografico e l’officina di biciclette hanno così preso il via. Altre attività si sono rapidamente aggiunte: pasti popolari, concerti, conferenze, proiezioni… il tutto a prezzo libero, a seconda delle possibilità di ognuno. Poco a poco la Coutellerie è così diventata una sorta di spazio socioculturale autogestito.

Potresti spiegarci più nei dettagli il suo funzionamento?

Siamo andati principalmente per tentativi. Ogni lunedì avevamo una riunione e questa cadenza settimanale dura ancora tutt’oggi. Fin dal principio c’era una gran voglia di orizzontalità e di apertura a vari progetti, a delle persone che avevano delle idee ed erano alla ricerca di un luogo per realizzarle. Le riunioni erano davvero caotiche, poi col tempo abbiamo imparato ad essere più concisi, al fine di non far durare tre ore delle riunioni per poi renderci conto che non eravamo arrivati a nulla di costruttivo. Abbiamo anche provato varie formule, instaurato forme diverse di mediazione, provato nuove strategie, il tutto per rendere questi incontri più efficaci. Alla fine però, tutto dipende in gran parte dalle caratteristiche di ogni gruppo, di chi vi partecipa, dal numero di persone per esempio. Ogni riunione è differente dalle altre.

Il generale, tutto era abbastanza vago, un po’ indefinito, c’era uno zoccolo duro di persone implicate nel progetto di base e un sacco di persone che gli gravitavano attorno. Gente che veniva a dare una mano ogni tanto, gente che partiva, poi magari ritornava: un po’ come delle onde insomma. Diciamo che alcune persone apportavano delle idee in modo spontaneo per un evento in particolare o un’attività, altre avevano semplicemente voglia di dare una mano. Il tutto variava a seconda della disponibilità di ognuno. Per fare un esempio, le terrazze sotto lo stabile, che non sono accessibili al pubblico, erano inutilizzate. Alcune persone che non erano realmente implicate nelle attività della Coutellerie si sono presentate con un progetto di “orto pirata”. Grazie al loro impegno abbiamo allora potuto dare nuova vita a questi spazi.

Cosa pensi che abbia reso possibile lo sviluppo di attività così varie così rapidamente?

Penso il fatto che la casa fosse aperta a tutti. Un edificio incredibile che ci permetteva di organizzare una grande varietà di eventi. Questo ha favorito la creazione di un gruppo formato da gente che non si conosceva o che si conosceva poco, diversi gruppi si sono messi insieme creando un solido legame di amicizia. Un’immagine che ben rappresenta questa realtà è quella del branco. Una sorta di branco si è infatti venuto a creare in maniera assolutamente spontanea. Questo legame ha sicuramente favorito la realizzazione di molte attività.

Nello stesso tempo ha però anche portato a un sentimento di esclusione per alcune persone, le quali non si sentivano davvero le benvenute o incontravano alcune difficoltà a integrare un gruppo così affiatato. Se da un lato alcune persone hanno potuto entrare facilmente in queste dinamiche, altre non si sentivano a loro agio. Questo fatto andava contro la nostra volontà di creare uno spazio il più aperto possibile, ma mi sembra che non abbiamo mai fatto nulla in particolare al riguardo. Diciamo che non abbiamo fatto nulla per favorire questa tendenza, ma nemmeno qualcosa in particolare per cercare di apportarvi una risposta efficace. Si tratta di un aspetto importante da tenere in considerazione.

Questo tipo d’organizzazione permette senza dubbio una maggior spazio alla creatività. A volte però può anche portare a degli scontri con le autorità pubbliche. Qual è stato il vostro rapporto con le autorità friburghesi?

Da un lato abbiamo avuto molta fortuna, perché il proprietario ci ha sempre sostenuto. Poi giocavamo parecchio sul fatto che il luogo fosse privato. Delle volte quando arrivava la polizia chiudevamo giusto le porte e in quel caso non potevano dirci nulla. Anche se alcune volte abbiamo ricevuto delle multe per disturbo della quiete pubblica per il troppo rumore e un’altra volta per l’organizzazione di un evento senza autorizzazione, poco a poco siamo riusciti a creare un rapporto di forza in nostro favore. Per fare un esempio, a un certo punto ci era stato vietato di organizzare i pasti popolari perché i nostri locali non rispettavano le norme d’igiene. Abbiamo quindi deciso di lanciare un appello per organizzare un enorme pic-niccanadien, dove ognuno porta qualcosa da mangiare. Al pasto popolare seguente eravamo così in tanti che la polizia è venuta ma non ha potuto fare altro che ripartire.

Inoltre, con il vicinato abbiamo sempre cercato di mantenere dei buoni rapporti in termini di rispetto reciproco. Prima dell’organizzazione di ogni grande evento, come un festival, avvisavamo sempre tutti. Possiamo dire che se alcuni ci sostenevano apertamente, altri si limitavano a tollerarci. Tutto ciò ci ha comunque evitato di ricevere troppe multe per ciò che facevamo e continuare abbastanza serenamente a offrire uno spazio di incontro e delle attività accessibili a tutti.

Oggi la Coutellerie è abbastanza diversa dai primi anni. Quali sono le ragioni di questa evoluzione?

Il progetto del proprietario è sempre stato di aprire un bar-ristorante al pianterreno e di rinnovare per sé l’appartamento al piano di sopra. Lo sapevamo fin dall’inizio e ci andava bene. Inizialmente ci era stato detto che saremmo potuti restare un anno, anche se poi sono diventati quattro. Nei quattro anni abbiamo creato una bella intesa con il proprietario, il quale partecipava praticamente a tutti i nostri eventi. In questo modo una volta ricevuto il permesso per rinnovare lo stabile ci ha giusto detto che una volta terminati i lavori potevamo ritornare. Ci ha così permesso di continuare le nostre attività, anche se sotto un’altra forma, dato che il luogo sarebbe diventato pubblico e avremmo avuto bisogno di una patente, di orari di apertura e chiusura, tutte cose che prima non erano necessarie. Abbiamo dovuto creare un’associazione, con un comitato (di otto persone) e tutto il resto. I cambiamenti hanno sicuramente migliorato alcuni aspetti, altri invece sono andati persi.

In particolare, cosa ti sembra che sia andato perso?

Diciamo che abbiamo perso un po’ il nostro lato underground. Con la rinnovazione il luogo ha cambiato completamente il suo aspetto, pur continuando ad essere magnifico. Quanto a noi penso che abbiamo perso un po’ di follia. Abbastanza rapidamente ci eravamo specializzati nell’organizzazione di grandi eventi festivi che accompagnavo le altre attività. Grandi montaggi, decorazioni, dei concerti un po’ più forti… Oggi cose del genere non trovano più posto alla Coutellerie.

Il luogo si è però aperto a un pubblico più largo, alle famiglie e a persone più anziane. Si tratta comunque di quell’apertura di cui parlavo prima, che fin dall’inizio volevamo dare al progetto. Prima non era possibile, oltre che per l’effetto branco di cui ho parlato, anche a causa della reputazione un po’ malfamata che ci accompagnava. Dal momento che a Friburgo non esiste realmente un’estrema sinistra, ci hanno abbastanza rapidamente considerato una sorta di black blocdella città. La cosa è abbastanza divertente dal momento che siamo più che altro dei bisounours [2]. Nonostante non ci sia mai stata un’occupazione, uno squato altro, siamo stati rapidamente associati a questi movimenti, probabilmente perché qui eravamo quelli che più gli si avvicinavano. Questo ha sicuramente contribuito a isolarci da alcune persone.

[2] Bisounours : letteralmente « orsetti del cuore », è usato, qui in maniera autoironica, per indicare una persona estremamente gentile, inoffensiva, a volte naïf e con una visione idealista del mondo.

A livello di organizzazione invece, ci sono stati cambiamenti nelle vostre dinamiche collettive?

Passando da uno statuto privato a uno pubblico siamo stati costretti a trovare una maggior strutturazione. Prima come ho detto era tutto un po’ più caotico. Oggi con le otto persone fisse del comitato abbiamo senz’altro un’organizzazione più stabile. Inoltre impariamo dai nostri errori. Abbiamo lavorato molto sulla nostra orizzontalità e oggi la coordinazione tra le diverse funzioni, come la programmazione, la contabilità, eccetera, è molto più equilibrata. Cerchiamo inoltre di trovare una certa routine dal momento che abbiamo dei giorni e degli orari d’apertura fissi, quattro volte a settimana.

Quali sono le prospettive all’orizzonte e quali le difficoltà che pensi vi attendano?

Accanto alla ristorazione abbiamo mantenuto praticamente tutte le nostre attività socioculturali. Molte associazioni e collettivi organizzano qui le loro riunioni, ci sono regolarmente delle conferenze, dei concerti, delle proiezioni. L’idea è di perennizzare tutto ciò, di trovare una certa continuità.

Quanto alle difficoltà, come accade in tutti i progetti collettivi, non è sempre facile gestire le varie emozioni, i rapporti umani. Penso che sia anche questo che faccia in modo che il progetto sia in costante evoluzione. C’è questo detto secondo cui “un sistema senza tensioni è un sistema morto” che mi sembra davvero corretto. Quando le cose sono fatte da più persone non si hanno sempre le stesse voglie, gli stessi punti di vista ed è ovvio che nascano delle tensioni. Cerchiamo comunque di mettere sempre tutto sul tavolo e di discuterne apertamente.

La Coutellerie funziona così. Ci sono dei periodi in cui tutto funziona perfettamente, non c’è praticamente nulla da rivedere, ognuno fa il suo e tutto va per il meglio. Altre volte è un po’ più complicato, ci sono magari meno persone implicate. Si tratta di qualcosa che caratterizza la Coutellerie fin dal principio: grandi ondate di motivazione si alternano ad altre di spossatezza; poi altre persone entrano in gioco e si riparte. Penso che bisogna accettare questi aspetti quando si vuole lavorare in un quadro associativo, altrimenti risolviamo il tutto con un padrone che prende a carico le decisioni e tutti gli altri se ne lavano le mani e fanno il loro lavoro senza spingere più in là la riflessione. Il nostro modo di funzionare ci pone costantemente di fronte a nuove sfide e penso sia uno degli aspetti più interessante del nostro modo di lavorare insieme.

Per concludere, cosa pensi che perderebbe Friburgo se non ci fosse la Coutellerie?

Non sono sicuro di essere la persona più indicata per rispondere a questa domanda. Penso che esistono altri luoghi che promuovono valori simili ai nostri e che quindi le energie si metterebbero altrove. Noi abbiamo voglia di preservare un luogo federatore dove gli attori e le attrici della scena culturale alternativa possano ritrovarsi e avere così una base comune.

Per alcune persone socialmente marginalizzate si tratta inoltre di un luogo in cui incontrare persone che lo sono meno e uscire in questo modo dal loro isolamento. Si tratta forse di un aspetto meno presente altrove, dove mangiare a basso costo, per esempio con soli 5 fr., è possibile, ma dove si trovano prevalentemente altre persone che vivono le stesse situazioni di marginalità. Noi stiamo cercando di creare uno spazio aperto a persone diverse, maggiormente misto. Potremmo sicuramente ottenere risultati migliori in questo senso, ma ciò che abbiamo fatto finora è positivo.

Restano alcune difficoltà, come il fatto che alcune persone che non possono permettersi di mangiare in un ristorante si sentono a disagio a mangiare da noi, dove c’è un servizio al tavolo, delle belle presentazioni dei piatti, e non più un buffet libero come prima, in cui ognuno si serviva e lavava da sé il proprio piatto. Oggi il fatto di avere solamente 50 cts. da mettere per questo servizio può scoraggiare alcune persone che vivono situazioni di povertà a venire a mangiare da noi. Il messaggio che vorremmo far passare è proprio il contrario, ossia che è assolutamente legittimo che ognuno paghi secondo le proprie possibilità: rompere certi schemi resta comunque difficile.

Detto ciò, non ci scoraggiamo di certo, anche perché accogliamo davvero un sacco di persone ogni settimana e questo ci motiva ad andare avanti. Ça brasse quoi!


[1]https://www.lacoutellerie.org

[2]Bisounours : letteralmente « orsetti del cuore », è usato, qui in maniera autoironica, per indicare una persona estremamente gentile, inoffensiva, a volte naïf e con una visione idealista del mondo.


Davide Salvia, Friburgo.